Nel pieno
della primavera, a Buenos Aires , è scoppiata l’estate. Le temperature si
aggirano sui trenta gradi e un caldo sole trasmette una carica frizzante ai
suoi calorosi abitanti. Approfittando delle condizioni atmosferiche favorevoli
decido di scoprire la domenica passeggiando tra le vie della capitale
argentina. Prima tappa è la famosa piazza 25 Mayo, fulcro di varie attività
musicali o di manifestazioni quotidiane. Risalgo la scalinata della metro e
neanche il tempo di terminarla che ascolto della musica proveniente dalla
piazza. La prima di una lunga serie di eventi sparsi per la città a celebrare dei
giorni dedicati a gruppi residenziali di Buenos Aires. Ballerini con vestiti
tradizionali che ballano allegramente su un palco nel bel mezzo di una strada.
Noto un accampamento su un prato della piazza, curioso mi avvicino e mi accorgo
che è in corso uno sciopero della fame di alcuni soldati reduci dalla guerra
nelle Falkland ( Malvinas per gli argentini ) che chiedono al governo sostegno
e di essere riconosciuti eroi di guerra come tutte le oltre seicento vittime.
Questa inutile guerra persa ha lasciato una immensa ferita aperta in Argentina,
vari sono i monumenti dedicati a manifestare la sovranità sulle isole
nonostante siano inglesi. Dopo aver scatenato la decisa e violenta reazione
militare inglese, spinta dalla presidente di allora Margaret Thatcher, ora
cercano di fomentare la pressione internazionale per conquistare le isole.
Mi dirigo
verso l’affascinante quartiere San Telmo, passeggio in una lunga e piccola via
traboccante di bancarelle di artigiani e artisti. Tra la folla domenicale cerco
di districarmi fermandomi ad ogni angolo in cui una banda musicale intrattiene
la gente. Argentini e brasiliani scaldano l’atmosfera sonorizzandola con balli
passionali, una allegra onda di energia sudamericana invade questa area della
città. Arrivo in piazza Dorrego ed ho la fortuna di assistere alla feria che
ogni domenica dal 1970, anno in cui un architetto la fondò, ravviva la piazza
con quasi trecento stand che sembrano scene teatrali in cui si creano
situazioni diverse tra costumi e maschere. Tutti i proprietari degli stand sono
truccati, chi da uomo ragno, chi da marinaio o con caratteristici vestiti
tradizionali di mezzo secolo fa. Alcuni vendono oggetti di antiquariato e altri
chiedono mance per chi vuole fare foto o apprezza il loro lavoro. Mi lascio trasportare
dalle scene che osservo curioso e quasi mi sembra di essere in un'altra epoca,
poi mi fermo davanti ad alcuni ballerini di tango per rimanerne incantato
alcuni minuti. Quanta passione e dedizione in questo ballo, a giorni andrò a
provarlo in un esclusivo locale della città.
Prossima
tappa il quartiere La Boca che raggiungo proseguendo sulla stessa via che ho
imboccato dalla piazza 25 Mayo. Noto lo stadio della Bombonera in lontananza,
locali e case dei tifosi del Boca Juniors dipinti di giallo e blu. Attraverso
alcune losche e semideserte strade dove incontro solo poche famiglie che
trascorrono la domenica in compagnia a bere mate, un infusione preparata con le
foglie della omonima pianta sudamericana, sedute su sedie nel marciapiede.
Scopro una faccia più povera e trasandata della città, ammiro i numerosi
graffiti poi un gruppo di uomini, che brindano a torso nudo tra fiumi di birra
locale quilmes, si accorge della mia presenza e in lontananza mi urla qualcosa.
Non capisco cosa mi stanno dicendo ma non hanno un aspetto amichevole così
proseguo facendo finta di nulla e fortunatamente non mi seguono. Finalmente
trovo la parte più suggestiva del quartiere e dopo aver attraversato una via
riqualificata artisticamente con bizzarri graffiti arrivo in una chiassosa via
di locali con numerosi ballerini di tango e nuovamente la folla domenicale.
Anche qua vari artisti di strada ravvivano l’atmosfera e non si contano le
immagini di Diego Armando Maradona.
Al ritorno decido di camminare lungo una via più grande e
passo sotto alcuni portici incontrando persone che vivono per strada con
improvvisate “case” con carrelli pieni di oggetti e materassi. Il più curioso è
un senzatetto disteso sul materasso con un sorriso smagliante e la compagnia di
una decina di cani. Ritrovo il quartiere di San Telmo e decido di godere di un
altro tuffo tra le bancarelle della via Defensa. Sono alla ricerca di un libro e trovo
ispirazione per Paulo Coelho, con un racconto intitolato in spagnolo “el peregrino”.
Right in the middle of spring, summer has burst
out in Buenos Aires and the city’s warm-hearted inhabitants are
warmed further by a bright sun and temperatures of around thirty
degrees. Taking advantage of the good weather, I decided to explore Sunday on the
streets of Argentina’s capital. My first stop was the famous Plaza de Mayo,
centre of daily demonstrations and various musical acts – indeed, I could
already hear music on my way up the stairs out of the Metro. The first of a
long series of events around the city celebrating the days dedicated to
residential groups of the city. Dancers in traditional costumes performing
gaily on a stage in the middle of a street. A camp on one of the lawns in the
square attracted my attention – it was a hunger strike by ex-servicemen from
the Falklands War (Guerra de las Malvinas for the Argentinians) asking the
government for support, and recognition as war heroes like the over six hundred
who died. This useless lost war has left a deep open wound in the country, and
there are various monuments dedicated to Argentinian sovereignty over the
islands, despite their being British. After setting off a strong and violent
military reaction by the British, led by the then Prime Minister, Margaret
Thatcher, Argentina is now trying to take back the islands by intensifying
international pressure.
On the way to the fascinating district of San
Telmo, I passed down a long narrow street packed with stalls selling arts and
crafts, and trying to free myself from the Sunday crowds by stopping at every
corner where a band was playing. Argentinians and Brazilians were getting the
crowds worked up with passionate dance music, filling the air with their
cheerful energy. In Dorrego Square was the San Telmo Fair, held every Sunday
since being started in 1970 by an architect
– almost three hundred stalls enlivening the Square with what seem
theatrical scenes with costumes and masks. All the stall owners were dressed
up, whether as Spiderman, a sailor or in traditional clothes. Some were selling
antiques, others asking for tips from people taking photos or as appreciation
of their handicrafts. Letting all these scenes bear me away, it almost felt as
if I were in another time, then I stopped by a group of tango dancers to be
enchanted for a while. How much love and passion there is in the tango – I
really must go and try it in one of the clubs.
Next stop, the La Boca district, reached by
going on down the same street taken from the Plaza de Mayo. In the distance, the Bombonera stadium was visible, as were the shops and homes
of Boca Juniors fans, painted blue and yellow. I passed through some dingy
semi-deserted streets, seeing only a few families on chairs on the pavement
spending their Sunday together drinking mate, an infusion made from the leaves
of the South-American plant of the same name. This was a poorer, more run-down
area, although there was plenty of graffiti to admire. A group of bare-chested
men toasting each other amid gallons of Quilme, the local beer, called over to
me. I couldn’t understand a word, but they didn’t look friendly, so I acted
dumb and carried on, and luckily they didn’t follow me. At last, after crossing
a street artistically upgraded with bizarre graffiti, I came to the most
picturesque part of the district: a noisy thoroughfare full of bars, tango
dancers and, once again, the Sunday crowds. Here, too, street artists made for
a lively atmosphere, and everywhere there were pictures of Diego Armando
Maradona.
On the way back, under the arcades on a wider
street, homeless people with their improvised “homes” of trolleys packed with
mattresses and paraphernalia. The strangest was a man with a gleaming smile
stretched out on his mattress, surrounded by a dozen or so dogs. Back in San
Telmo, I plunged once more into the stalls on Via Defensa. Looking for a something
to read, I was inspired by a story by Paolo Coelho, “The Pilgrimage”.
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