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giovedì 2 maggio 2019

I terroristi sono i nostri governi e chi li manovra


In molti si sono preoccupati per il mio viaggio in questo Paese. Non solo per i suoi conflitti interni, ma anche per la vicinanza con la Libia e per la cultura islamica. Alcuni pensano che questa sia terra anche di terroristi. In Sudan passano molti immigrati diretti verso le coste del Mediterraneo in cerca di speranza e siccome dall’Africa mi sto avvicinando al Medio Oriente ci tenevo a fare chiarezza su cosa veramente stia accadendo da queste parti. Vorrei trattare un argomento che mi sta molto a cuore: l’immigrazione. Molti sono convinti che le colonie siano finite ormai da tanti anni, ma non è assolutamente vero, perché il neocolonialismo è più vasto di quanto possiamo immaginare. Tanti, troppi Paesi africani dipendono economicamente da altri, europei soprattutto. Se controlli l’economia controlli la politica, questo lo sanno benissimo le banche che ormai governano il mondo. In Africa non solo la Cina esercita un forte potere politico, ma anche la Francia, che in fin dei conti non ha mai completamente reso libere le sue ex-colonie. Ci sono ben quattordici Stati in Africa che utilizzano ancora come moneta il CFA, il “franco centro africano”: Camerun, Ciad, Gabon, Guinea Equatoriale, Repubblica Centrafricana, Repubblica del Congo, Benin, Burkina Faso, Costa d’Avorio, Guinea Bissau, Mali, Niger, Senegal e Togo. Tutte ex-colonie francesi, tranne Guinea Equatoriale e Guinea Bissau: la prima spagnola e la seconda portoghese. Questi Paesi non hanno alcuna libertà economica, non hanno libertà di poter commerciare tra loro, le loro monete vengono anche materialmente prodotte in Francia (cioè in Unione Europea); le loro banche centrali, le loro istituzioni economiche e finanziarie devono ancora oggi prevedere la presenza di un rappresentante francese con diritto di veto.

Il franco CFA nacque nel 1945 con gli accordi di Bretton Woods. All’epoca si chiamava “franco delle colonie francesi africane”. Successivamente, nel 1958, cambiò nome e diventò “franco della comunità francese dell’Africa”. Il franco CFA è una moneta ancorata a un cambio fisso, prima con il franco francese e oggi con l’euro. La piena convertibilità del franco CFA è garantita dal Ministero del Tesoro francese, che però chiede il deposito, presso un conto del Ministero stesso, del 65% delle riserve estere dei Paesi aderenti all’unione monetaria. Dietro queste due ultime regole si cela lo spettro demoniaco del colonialismo. Infatti il cambio fisso azzera il rischio di cambio per gli investimenti delle multinazionali occidentali nel Paesi dell’unione monetaria. Non solo: il cambio fisso favorisce l’accumulo nei forzieri delle banche occidentali di immensi tesori, frutto della corruzione dei governanti locali. Tutto questo avviene a scapito dell’economia reale locale, soffocata dalla rigidità del cambio con una moneta fortissima come l’euro. Per di più, l’obbligo fatto agli Stati interessati di depositare il 65% delle loro riserve di cambio presso il Tesoro francese priva alcuni fra i Paesi più poveri del mondo delle loro preziose risorse. Di fatto, questi Paesi si trovano obbligati a prendere prestiti presso delle istituzioni finanziarie internazionali a condizioni estremamente dure. Nella storia, da Lumumba (ex primo ministro della Repubblica Democratica del Congo) a Sankara (primo presidente del Burkina Faso), fino a Laurent Gbagbo (ex presidente della Costa d’Avorio) sette anni fa, chiunque abbia provato a liberarsi da questo giogo economico ha pagato con la vita, la sua o quella della gente del suo Paese.

Merci e capitali dell’Africa Centrale e Occidentale devono passare per Parigi e Francoforte. Gli esseri umani ovviamente no: a loro tocca morire nel deserto o nel Mediterraneo. Questo spiega il concetto di “aiutarli a casa loro” da parte dell’Europa. Così come in Nord Africa e in Medio Oriente. Proprio in questi giorni è venuta fuori la notizia di finanziamenti illeciti tramite i quali Gheddafi nel 2007 ha finanziato la campagna elettorale proprio di Sarkozy, ex premier francese. Come tutti sappiamo, nel 2011 la Francia di Nicolas Sarkozy ha spinto per l’attacco alla Libia, che avrebbe poi accelerato il rovesciamento del regime di Gheddafi. Forse non si sapranno mai i veri motivi che hanno portato alla decisione, da parte dell’ex presidente francese, di attuare i bombardamenti contro la Libia: dalla continuazione dei rapporti privilegiati con l’Italia, alla prospettiva di una nuova moneta panafricana per sostituire il franco CFA, fino all’attivismo libico nelle ex-colonie francesi, lì dove Tripoli stava di fatto creando una propria sfera di influenza. Quel che è certo, però, è che è stato proprio Sarkozy a spingere per l’intervento NATO non appena si è iniziato a parlare di “primavera araba” anche in Libia, trasformando l’inquilino dell’Eliseo da partner di Gheddafi a suo carnefice. Ora la Libia vive ancora una terribile guerra civile.

Poi potrei anche raccontarvi la situazione attuale in Siria, dove oltre alla guerra siriana sta avvenendo la pulizia etnica da parte del dittatore turco Erdogan nei confronti dei curdi. Gli stessi che stavano lottando contro Daesh (lo Stato Islamico), in teoria facendo un favore anche a noi. In questi giorni le truppe di Ankara assieme alle forze siriane alleate, soldati riciclati da Daesh, hanno conquistato Afrin, centro dell’enclave curda. Sta avvenendo un imponente e disperato esodo umano di migranti che non sanno più dove andare perché Erdogan minaccia di cacciarli anche dalla roccaforte siriana Kobane e di intervenire pure in Iraq. Cosa fa l’Europa? Non solo se ne lava le mani, ma addirittura finanzia tre miliardi di euro a questo folle genocida per bloccare il flusso di migranti siriani verso il nostro continente. Insomma, noi paghiamo la Turchia per tenere a bada i profughi mentre le truppe turche, alleate di terroristi, ne creano altri. Gli Stati Uniti non muovono un dito contro Erdogan perché hanno delle basi militari importanti in quel Paese e per loro rappresenta un alleato prezioso. Come al solito, tutto ruota attorno agli interessi. A nessuno importa di gente disperata e di bambini ammazzati crudelmente, gente che scappa dall’ennesimo conflitto che sta avvenendo per gli interessi economici di Europa e Stati Uniti, perché Bashar al-Assad è un altro governante che non vuole sottostare al potere occidentale. Molti media strumentalizzano l’informazione raccontando le ennesime menzogne dell’Occidente, così come già successo per Gheddafi e per Saddam Hussein. Tanto poi al massimo, dopo qualche anno, si può sempre raccontare di aver scoperto che non era proprio andata come era stata raccontata. Ma la storia si ripete spesso e così accadrà pure domani. Lasciamoli fare, il conflitto siriano dura da sette anni, finché non tocca direttamente noi che ci frega, no?

Quello che vorrei spiegare a tutti gli europei, gli stessi che poi quando capita un attentato terroristico da noi cadono dal pero, è questo: noi abbiamo gravi responsabilità sulla disperazione dei migranti. I governi che votiamo sono i veri terroristi che stanno stuprando il mondo. O, semplicemente, sono dei burattini di lobby, banche e multinazionali. Il nostro benessere economico deriva dallo sfruttamento delle risorse dei Paesi dall’altro lato del Mediterraneo. La sopravvivenza economica dell’euro deriva anche dal CFA e dal potere che esercita su molti Stati africani. Quindi come minimo dobbiamo aprire le frontiere e accogliere tutti gli esseri umani che scappano dalle conseguenze dell’avidità e della sete di potere del mondo occidentale! Il fatto che siamo nati su questa fetta di terra non la rende nostra. Il mondo non ha confini: sono solo creazioni della mente dell’uomo. Siamo tutti figli di antenati che sono emigrati dove siamo nati per sfuggire a guerre o per crearsi una vita migliore. Rifiutare di permettere ad altri di farlo lasciandoli morire di fame o in guerra è come uccidere i nostri antenati. Il nostro silenzio o menefreghismo sta ammazzando più persone delle bombe stesse.

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2 commenti:



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