Non sento più il rumore del motore, ma la sveglia purtroppo
non tradisce mai. Apro gli occhi, dagli oblò non entra ancora luce. Non sono
più abituato a svegliarmi senza la luce
solare. In Brasile alle cinque del mattino il sole già splendeva prepotente nel
cielo, ora son le sette e sembra ancora notte. Mi sa proprio che ho raggiunto
l’inverno europeo, dovrò riabituarmi in fretta anche per il fuso orario. Per
avere l’ultima conferma raggiungo l’oblò
della mia cabina e così, dopo ben nove giorni di panorami favolosi nell’ Oceano
Atlantico, vedo materializzarsi davanti ai miei occhi la terraferma spagnola
illuminata dalle luci artificiali. E’ fatta! Anche questa avventura marittima è
stata superata. Dopo 500 giorni da favola sbarco in Europa. Il mio continente
di origine, anche se non mi sono mai sentito così distante dalla società da cui
provengo.
Sbarco dal mercantile ritrovandomi nel bel mezzo di quelle
desolanti e gigantesche gru che sollevano container sopra la mia testa come
fossero foglie. Non trovo una via pedonale per uscire dal porto cosi mi
incammino sulla strada tra i veicoli cantando a squarciagola sulle ali
dell’entusiasmo. Appena esco trovo un mercato dell’illegalità che mi propone di
tutto. Di primo mattino spacciatori di hashish e contrabbandieri di tabacco già
sono alla caccia di clienti. La gente è più di origine africana che europea
proprio perché questa cittadina è la porta d’entrata marittima europea a pochi
chilometri di mare dall’Africa. Non
potevo sbarcare in un luogo migliore.
Algeciras è il porto internazionale più vicino ad una delle
mie tante case sparse per il mondo, il tratto di terraferma più meridionale
d’Europa, Tarifa. Arrivai per la prima volta da queste parti nove anni fa durante
la vacanza post maturità e mi innamorai immediatamente del romanticismo mistico
di questa terra. L’anno seguente ritornai, da solo e appena ventenne, alla
ricerca di un lavoro per affrontare la
mia prima vera esperienza di viaggio
lontano da casa. Fu il battesimo alla nuova vita che scelsi per me. All’inizio
non fu per niente semplice, ma la desideravo con tutta la mia anima e piano
piano iniziò la straordinaria avventura che oggi mi ha portato fin qua. Tornai
a Tarifa in altri momenti sia per lavorare e sia per salutare le amicizie
lasciate. Esplorai la stupenda area circostante rimanendone ancora più
incantato tra le spiagge di Bolonia e Canos de Meca. Magici panorami che
evocano sogni di navigatori che una volta consideravano questi luoghi spettacolari
la fine del mondo. Fu proprio qua che nei lunghi pomeriggi, in cui osservavo le
casette bianche sulle colline e le montagne marocchine, iniziai a coltivare
sogni a forma di mappamondo. Che scoprii cosa vuol dire vivere in base alle
forze della natura, in questo caso il vento. La vita del suo centro storico e
della sua costa dipendono dal Ponente e dal Levante. Il primo è un vento fresco
che arriva dal mare e sporca la spiaggia di alghe ma rilassa la gente. Il
secondo invece è un vento caldo proveniente dalla terra che pulisce la spiaggia
e il mare ma rende nervosa la gente, soprattutto in spiaggia per i nuvoloni di
sabbia che solleva. Se vi capitasse di passare da queste parti chiedete
conferma ad Antonia, l’anziana venditrice di frutta nella caratteristica piazza
San Martin, che mi ospitò più volte nei suoi piccoli ed economici appartamenti
infestati dagli scarafaggi. Lei è uno dei personaggi stralunati che anima
Tarifa.
La mia prima tappa europea è Canos de Meca a casa di un caro
amico torinese che rappresenta molto per me. Cesare è stato il mio primo
maestro di viaggio che mi ha davvero trasmesso e insegnato tanto. Fu proprio
lui ad assumermi come muratore, per costruire un bar al posto di un garage,
quando lavoravo in cucina di una pizzeria dodici ore al giorno, sette giorni su
sette a soli tre euro all’ora – ma d’altronde per un ventenne senza particolari
esperienze e conoscenza della lingua spagnola non potevo ambire ad altro per
iniziare. Un altro spirito libero che dopo anni di esperienze in giro per il
mondo ha incontrato l’amore spagnolo a Tarifa con cui ha avuto due meravigliosi
figli. Uno di quegli uomini tuttofare istruttore di kitesurf, muratore,
capitano di barche e gestore di bar. Alterna i suoi vari mestieri in base alle
sue esigenze. Ha acquistato un isolato terreno rustico con un pozzo dove con le
sue stesse mani ha costruito una casa per la sua famiglia installando sul tetto
un impianto di pannelli fotovoltaici isolato dalla rete. Da poco ha terminato
di costruire un'altra casa per ospitare dalla prossima estate i clienti del
surf camp che ha progettato. Un immenso piacere condividere una parte di questa
unica esperienza proprio con lui in attesa di mettermi alla ricerca di un mezzo
che mi trasporti verso Berlino. Tappa strategica in cui cercherò di accedere al
visto russo e cinese per cercare di raggiungere l’ultima meta del giro del
mondo senza aerei.
I could no longer hear the noise of the engines
but I sure did hear the alarm clock. I opened my eyes, but no light was coming
in through the porthole. I’m no longer used to waking up without sunlight - in
Brazil the sun would already be shining brightly at five in the morning, now it
was seven and it still seemed night. I thought well, this really is the
European winter, and that I’d have to get used to the time zone quickly. To be
quite sure, I looked through the porthole and after nine days of fabulous views
of the Atlantic Ocean I could now see the Spanish coastline appearing in the
distance, illuminated by lights. So, I’d made it succesfully through this
maritime adventure, too, and after 500 incredible days was landing in Europe.
This is my continent, but I’d never felt so distant from the society I’d grown
up in.
I got off the merchant ship and found myself
surrounded by a sorry sight: gigantic cranes moving containers over my head as
if they were leaves. I couldn’t find a clear way for someone on foot like
myself to get out of the port so just set off down the road between the vehicles,
singing at the top of my voice on the wings of my enthusiasm. As soon as I was
outside, there was the local black market, offering me all sorts of things. Dope
dealers and cigarette smugglers are already looking for punters first thing in
the morning. Most of them are Africans rather than Europeans, since this city
is a maritime entrypoint into Europe, lying only a few kilometres from the shore
of Africa. I couldn’t have landed in a better place.
Algeciras is the international port which lies closest
to one of my many homes in the world, Tarifa, in the southermost strip of land
in Europe. I first came here one summer nine years ago after finishing school,
and immediately fell in love with the romantic mysticism of this land. I came
back on my own the following year as a twenty year old, looking for a job, my first
travel experience away from home. This was the starting point of the new life I
chose to lead. At the beginning it wasn’t easy but I wanted it really badly,
and slowly the extraordinary adventure that brought me to where I am today
began. I came back to Tarifa other times either to work or to meet old friends.
I explored the amazing surrounding area and remained even more spellbound by
the beaches of Bolonia and Canos de Meca. Magical panoramas which evoke the
dreams of navigators who once believed these spectacular places were the end of
the world. It was here, during the long afternoons when I would look at the little
white houses on the hills and the Moroccan mountains, that I started to dream
about the world and found out what it means to live according to the forces of
nature, in this case the wind. The life in the city centre and the coast are
influenced by the Ponente and Levante winds: the former is a cool wind that
comes from the sea, bringing weeds to the shore but making people relax; the latter is a warm wind that comes from the
land, cleaning the beaches and water but raising clouds of sand which disturb
people. If you should chance to pass through these parts, you can ask old Antonia about this. A fruit-seller
who works in San Martin square, she put me up several times in one of her tiny
but cheap cockroach-infested flats, and is one of the eccentric characters who enlivens Tarifa.
My first European destination was Canos de Meca,
the home of Cesare, a close friend from Turin who means a lot to me. He was my
first “teacher of travelling” and really taught me a lot. He was the man that took
me on as a builder to build a bar out of a garage, when I worked at the ovens in
a pizzeria for twelve hours a day for three euros an hour - but as a twenty-year-old with no particular
work experience and hardly any Spanish, I couldn’t really hope for much more.
He is another free spirit who found his Spanish love in Tarifa and had two
beautiful children with her, after years of adventures around the world. He is
a jack of all trades: kitesurfing instructor, builder, boat captain and bar
manager. He switches from one job to another according to his needs. He bought
a patch of land with a well and there, with his own hands, built a house for
his family, putting solar panels on the roof. He recently finished building
another house that from next summer will be used to host clients for the
surfing camp he has planned. It’s an immense pleasure for me to share a part of
this unique experience with him while I wait to find a means of transport that
will take me to Berlin. That will be a strategic stop, where I’ll try to get
Russian and Chinese visas in order to reach the final destination of my round-the-world-without-planes
journey.