In Bolivia ogni spostamento sui pullman è un piacere perché
rappresenta il più intenso e vivo contatto culturale. I boliviani sono aperti e
socievoli, i viaggi, invece di lunghi monologhi ad osservare la natura, si
trasformano in piacevoli conversazioni con particolari confronti culturali. La
maggioranza della sua gente è indigena e si mostra simpaticamente curiosa verso
lo straniero. Non mi sento mai solo e mi diverto a rispondere alle domande dei
compagni di viaggio. I pullman locali sono sporchi e sgangherati ma, come già
ho sottolineato in passato, questo tipo di mezzo è ricco di umanità e vitalità.
Pochi giorni fa ho conosciuto Rosalia, una estroversa venditrice di foglie di coca sulla cinquantina d’anni. Curiosa dei miei tatuaggi non si è limitata a farsi condizionare dai pregiudizi, come capita a molte persone nel mio paese, e mi ha domandato il perché della mia scelta. E’ nato un lungo dialogo di diverse ore in cui le spiegavo le mie abitudini quotidiane e lei mi raccontava della sua famiglia. Non concepiva il fatto che non mangio carne ma allo stesso tempo la divertiva molto, era sorpresa che non fossi ancora sposato ma le ho spiegato la differenza tra la mia società e la sua. Rosalia vive a Cochabamba, capoluogo della seconda regione maggior produttrice di foglie di coca tanto che in passato ci furono sanguinosi scontri tra le forze armate antidroga e i narcotrafficanti. Solo pochi giorni fa in uno scontro armato la polizia ha ucciso un ragazzo innocente, alimentando la protesta degli abitanti della regione che da giorni bloccano il traffico sulla statale che collega Cochabamba con la città di Santa Cruz. Il lavoro di Rosalia è il più diffuso nell’area, spesso è costretta a spostarsi verso La Paz per riuscire a guadagnare il minimo indispensabile per mantenere i suoi tre figli. Poco prima di scendere a fine viaggio mi ha offerto da mangiare e poi abbracciato calorosamente augurandomi buona fortuna per la mia esperienza di viaggio.
L’ultimo mio compagno di viaggio era un anziano contadino dell’Amazzonia boliviana che difficoltosamente parlava qualche parola di spagnolo, la sua lingua è il quechua ed ormai si limita a parlare solo quella. Le sue mani gonfie e consumate mi hanno spiegato di lui più di quanto lui stesso potesse fare. E’ riuscito a dirmi che si chiama Reinaldo e, tra un colpo di tosse e l’altro, masticava continuamente foglie di coca. La sua mano destra è stata tutte le quattro ore di viaggio infilata nel sacchetto e immersa tra le foglie. A tratti si addormentava e la mano era sempre ferma nella stessa posizione, la sua bocca spalancata lasciava intravedere alcune foglie masticate che lasciava li per ore ad agire. Mi ha spiegato che sono anni che consuma coca ogni giorno, le utilizza per curarsi da tutti i malesseri che si porta dietro per la sua avanzata età e il duro lavoro di una vita. Mi ha offerto qualche foglia che ho accettato per non offenderlo. Spesso mi raccontava qualcosa di incomprensibile nella sua lingua, sembrava contento di parlare con uno straniero ed io non potevo fare altro che annuire per assecondare la sua felicità.
Oltretutto la Bolivia è il più economico dei paesi sudamericani che ho attraversato, negli spostamenti da 3 a 7 ore non ho mai speso più di 2 euro. Per dormire nelle camerate condivise degli ostelli spendo tra i 2 e i 3 euro. Per mangiare si arriva ad una spesa da 1 a 4 euro. Insomma mi sembra di essere tornato alla convenientissima India, dove si può vivere con 10 euro al giorno. Inoltre la sua gente è gentile e socievole proprio come gli indiani che nei lunghi viaggi in treno mi facevano spesso sentire parte della loro famiglia. Senza dimenticare che in questo piccolo paese si trovano le altissime Ande, il favoloso lago Titicaca, numerosi parchi naturali dell’Amazzonia e deserti di sale. State programmando un viaggio in Sud America ? Non pensateci due volte, venite in Bolivia !
In Bolivia every bus journey is a pleasure
because it leads to intense, lively cultural contact. Bolivians are outgoing
and sociable, and journeys there, rather than involving long monologues and
observations on nature, become pleasant conversations with particular cultural
comparisons. Most of the people are indigenous and curious towards foreigners.
I never felt alone and had fun answering the questions of my travel mates. The
local buses are dirty and rickety, but as I’ve already said before, they are full
of humanity and vitality.
A few days ago I met Rosalia, an extrovert lady
around fifty years old who sells coca
leaves. Curious about my tattoos and – unlike many Italians – without
prejudices about them, she asked me why I had decided to have them. A conversation
lasting several hours followed, during which I explained my daily habits and
she talked about her family. Rosalia couldn’t understand and found amusing the
fact that I don’t eat meat, and was surprised that I’m not married but I
explained how our cultures differed with regard to this. She lives in
Cochabamba, the capital of a region which is the second biggest producer of coca
leaves, and where in the past blood was shed between armed antidrug forces and
drug dealers. Just a few days ago the police killed an innocent man in a
gunfight, fuelling the locals’ protest who had since blocked the traffic on the
main road between Cochabamba and Santa Cruz. Rosalia’s job is extremely common
in the area and she often has to go to
La Paz to earn enough money to provide for her three children. Not long before
the bus journey ended, she offered me some food, gave me a warm hug and wished
me good luck on my travels.
My last travel mate was an old farmer from the
Bolivian rainforest who spoke hardly any Spanish as his own language was
Quechua and that’s all he spoke by then. His thick calloused hands told me more
about him than he could tell me himself, but he did manage to say that his name
was Reinaldo. Between once cough and another he kept chewing coca leaves, his
right hand stuffed in a bag of coca leaves for all four hours of the journey. At
times he fell asleep, his hand still in the bag, his mouth wide open, revealing
the chewed leaves left there for hours to take effect. He told me he’d been
chewing coca leaves on a daily basis for years and used them to cure all the illnesses of old age
and a life of hard work. He offered me a few leaves, and I took them so as not
to offend him. He often told me incomprehensible things in Quechua but seemed
happy just to be talking to a foreigner so I nodded in agreement to go along
with his mood.
Bolivia is the cheapest of the South American
countries I’ve travelled through: journeys
lasting from three to seven hours never cost me over two euros; sleeping in a dormitory
in a hostel, two to three euros; a meal,
from one and four. Put simply, almost a return to super-cheap India where you
can live on ten euros a day. Plus, Bolivians are very kind and sociable, just
like the Indians who made me feel part of their families during my long train
journeys there. It’s worth remembering that this tiny country has Andean peaks,
fabulous lake Titicaca, natural parks in the Amazon rainforest and salty
deserts… so if you are planning a trip
to South America, don’t think twice - come to Bolivia!