Sono innamorato di Mumbai da 5 anni quando in Australia lessi la prima volta Shantaram, il mio romanzo preferito. Così oggi, emozionato come un fan che conosce la sua star preferita, sono arrivato nel esotico capoluogo del Maharashtra dopo un viaggio di 20 ore in treno da Delhi.
Scendo dal vagone ed esco dalla stazione, avverto un gran calore nell’aria e nella città. Trovo una delle guesthouse più economiche nel turistico quartiere di Colaba. L’edificio è un grande loft quadrato con all’interno una trentina di piccolissime stanze costruite con dei sottili pannelli di legno, ma solo par le pareti laterali, sono aperte verso l’alto per poter prendere aria dai ventilatori installati sul soffitto. Per chi ha il sonno leggero, come me, ha difficoltà a dormire per il rumore delle voci e dei ventilatori ma con dei tappi per le orecchie si dorme bene, La mia stanza misura 2 x 1,5 metri ma i bagni comuni sono davvero moderni e puliti. Mumbai è una delle città più dense al mondo e lo si capisce subito per il poco spazio per dormire. Si nota anche dai senzatetto che dormono sul marciapiede.
Pranzo in un ottimo ristorante vegetariano a base di paneer tikka masala, formaggio marinato e speziato, e naan. Dopo mi dirigo verso il Leopold Cafè, lo storico locale di Mumbai conosciuto per l’attentato terroristico del 2008 e per Shantaram. Neanche il tempo di godermi lo scenario interno del locale che vengo approcciato per un lavoro da una ragazza italo-francese di nome Elize. Lavora per un agente di Bollywood che organizza casting per modelli stranieri. In questo caso hanno solo bisogno di un ragazzo disponibile a travestirsi da babbo natale ad una festa di 3 ore per bambini in un hotel. Accetto, mi dico perché no e poi da cosa nasce cosa e potrei conoscere l’agente per altri lavori giusto per ripagarmi una parte di viaggio.
Andiamo alla stazione ferroviaria di Churchgate e al momento di salire sul treno notiamo la suddivisione uomo e donna per i vagoni. Salgo comunque con lei nel vagone femminile. Chiacchieriamo con due simpatiche ragazze di locali, una si toglie il velo e si fa fotografare con Elize. Arriviamo alla stazione di Bandra e scendiamo. Saluto Elize che mi affida all’assistente dell’agente, con il quale raggiungo l’hotel. Non avevo idea che fosse un lussuosissimo hotel cinque stelle, fa impressione entrare in un luogo simile in India. Conosco l’organizzatrice della festa che quando scopre che sono italiano si scusa sottolineando che aveva richiesto un madrelingua inglese.
L’assistente avverte il suo agente che arriva a prendermi personalmente all’albergo per riaccompagnarmi alla stazione. Nel tragitto conosco Imran e mi chiede la durata della permanenza a Mumbai. Interessato ad una possibilità lavorativa gli rispondo due settimane circa. Mi chiede se voglio lavorare per lui che in questo momento è la stagione dei film e se ne ha diversi in fase di realizzazione. Ci accordiamo di sentirci lunedì pomeriggio e mi lascia lungo una strada vicina alla stazione di Bandra.
Lungo il tragitto percorro un sentiero tra baracche e famiglie che vivono sul bordo strada. Sorpasso un ponte sopra una fogna a cielo aperto con l’acqua di colore blu nero, l’odore è irrespirabile. Un branco di topi giganti che si nutrono di una discarica di rifiuti. Sul bordo di questa fogna alcuni bambini seminudi che giocano vicino alle loro abitazioni. Sento il rumore del treno e convinto di prendere la via giusta per la stazione mi ritrovo in uno slum. Lo scenario è da brividi, una serie di baraccopoli una a fianco all’altra talmente vicine che nonostante siano basse non permettono quasi il passaggio dei raggi solari. La stradina che passa nel mezzo delle abitazioni è una fogna colma di rifiuti e qualche cadavere animale. Torno indietro pietrificato e trovo le scale per la stazione. Conosco dei bambini sorridenti che vivono sotto le scale, si fanno fotografare e quando vedono la loro immagine sulla fotocamera digitale scoppiano in una grassa risata. Lo slum si estende dai binari ferroviari. Al ritorno decido di scendere qualche stazione prima per tornare a piedi anche se non ho una guida o cartina con me. Attraverso alcuni campi di cricket e raggiungo la famosa Marine Drive, la strada di scorrimento che percorre l’insenatura meridionale davanti all’oceano indiano. Mi godo lo spettacolare tramonto con un sole rosso fuoco tra la foschia grigia. Gli edifici alti di Malabar Hill fanno da contorno nella sfumatura. Percorro tutta la passeggiata, al termine devo rientrare verso la città per trovare Colaba. Chiedo informazioni, passo per la base dei pescatori nella quale arenano le barche e vendono pesce oltre a vivere in alcune baracche sulla spiaggia. Poco prima dell’arrivo percorro una stradina buia dove rischio di calpestare tre persone sdraiate per terra. Uno sembra morto ridotto ormai ad uno scheletro, gli altri due più in carne sembrano ancora vivi. Capitano spesso scende del genere in India. Trovo la Colaba Causeway e decido che per oggi è abbastanza svenendo nella mia micro stanza. Buonanotte città degli eccessi.
I’d been in love with Mumbai since reading Shantaram, my favourite novel, for the first time five years before when in Australia.
So on my arrival today in the exotic regional capital of Maharashtra, after a twenty-hour train journey from Delhi, I was as excited as a fan meeting his favourite star.
Leaving the train and then the station, I noted the heat of the air and city. My guesthouse, in the tourist area of Colaba, was one of the cheapest. It was a big square loft of thirty tiny rooms with only side walls made of thin wooden panels and open above to allow ventilation from the ceiling fans. For light sleepers, like me, the sounds of voices and the noise from the fans made sleep difficult, but with earplugs the problem was solved. My room measured 2 x 1.5 metres, while the shared bathrooms were really modern and clean. Mumbai is one of the most densely populated cities in the world and this is clear straight away from the limited space one has for sleeping. Also from the homeless people sleeping on the sidewalks.
Lunch was in an excellent vegetarian restaurant: paneer tikka masala, spiced marinated cheese and naan. Afterwards I headed towards the Leopold Cafe, historic Mumbai restaaurant, known also because of the 2008 terrorist attacks and Shantaram. I barely had the time to enjoy looking around the interior than a girl of French-Italian origin called Elize came up to me. She worked for a Bollywood agent who organized casting events for foreign models. In my case they only needed somebody willing to dress up like Father Christmas for a three-hour party for children in a hotel. Why not, I thought, this could lead to even more work and any money earned would go towards my travelling costs.
We went to Churchgate railway station. Getting on the train, I noticed that there were separate coaches for men and women, but went all the same with Elize into the female carriage. There we chatted with two friendly local girls and one removed her veil to have her picture taken with Elize. At Bandra station we got off and Elize said goodbye to me, after handing me over to an assistant of the agent who took me to the hotel. I had no idea that the hotel was a 5-star luxury hotel and it was extraordinary to be entering such a place in India. I met the organizer of the party who apologised when she found out that I was Italian, saying that she had actually been looking for a mother-tongue speaker of English. The assistant informed her agent, Imran, who came in person to pick me up from the hotel and accompany me back to the railway station. On the way, Imran asked how long I was staying in Mumbai. About a fortnight, I answered, seeing the chance for some work. Before leaving me near Bandra station, he asked if I was interested in working for him, saying it was the filming season and he was busy with several films, and we agreed to talk again on the following Monday afternoon.
The way back led me along a path between shacks and homeless families living at the side of the road. As I crossed a bridge, the air was unbreathable: below was an open sewer with bluish-black water. Children were playing on the side of the sewer, not far from their homes. Nearby, a pack of giant rats was feeding at a rubbish tip. I heard the sound of a train and followed it, believing it would lead me to the station, only to find myself in a slum. The sight was shocking: rows of shacks so close together that hardly any sunlight could get through to ground level. The tiny road that crossing the slum was an open sewer full of rubbish and the odd dead animal. I turned back, petrified, and found the steps to the station – the slum goes right up to the railway tracks. I bumped into some smiling children who lived under the steps and took some photos of them. When they saw the results on my digital camera they burst out laughing.
I decided to get off the train a few stops early and walk back, even though I didn’t have a guide or a map with me. I crossed some cricket pitches and reached the famous Marine Drive, the boulevard along the bay facing the Arabian Sea. There was an amazing sunset with a glowing red sun in a grey haze framed by the tall buildings on Malabar Hill. After walking all the way down Marine Drive, it was time to turn back for Colaba. I asked for directions and passed the fishermen’s area, where they pull their boats ashore, sell their catches - and live in shacks on the beach. Just before reaching Colaba, I was going down a dark alley when I almost trampled over three people stretched out on
the ground. One of them was practically a skeleton, the other two were slightly better off. These are frequent sights in India. I then found Colaba Causeway, decided that I’d had enough for one day and collapsed in my micro-room.
Goodnight, city of excesses.