Around the world trip without flights was completed March 18, 2013. But many new travel projects came and will come. Books, photos and videos of a free life dedicated to the knowledge of the amazing World where we are living.

mercoledì 25 aprile 2012

24/04/2012 Ottavo timbro: Vietnam / Eight stamp: Vietnam


Mi sveglio all’improvviso per dei bruschi movimenti del pullman, stiamo salendo sul ponte di un traghetto che ci permetterà di attraversare il Mekong in direzione Vietnam. Osservo fuori dalla finestra, con gli occhi assonnati, una signora dal volto coperto perché sopra la testa porta un largo vassoio di scarafaggi cucinati e pronti per essere mangiati. Ci impieghiamo pochi minuti e siamo già sull’altra sponda a riprendere la corsa. Mi riaddormento.

Un cambogiano mi tocca la spalla, riapro gli occhi e mi accorgo che sta cercando di dirmi che siamo al confine e che devo scendere. Ricevo il timbro d’uscita velocemente e mi dirigo dentro un grande edificio con i bagagli per il timbro d’entrata – tra tutte le dogane del sud-est asiatico quella vietnamita è sicuramente la meglio organizzata e l’unica che controlla i bagagli. Per entrare in Vietnam ci si deve procurare la visa direttamente alla sua ambasciata nella capitale cambogiana, Phnom Penh, quindi giusto il tempo per ricevere l’ottavo timbro sul, sempre più caro, passaporto ed eccomi in una nuova e gloriosa nazione. Si perché mi ritrovo nel primo paese  che può vantarsi di aver sconfitto l’avidità di potere politico-militare americana e che inoltre ha liberato la Cambogia dalla terribile oppressione dei Khmer Rouge – onore al Vietnam !

 Nei prossimi giorni dovrò muovermi più velocemente di quanto fatto fino ad ora per via della sfida più importante e complessa del giro del mondo senza aerei: l’attraversamento dell’oceano pacifico.  Sono in contatto con una compagnia di mercantili per un viaggio dalla Korea del Sud alla Colombia. In teoria dovevo partire a Luglio ma in pratica mi hanno detto che per ora la mia unica opportunità è il 2 Giugno. Dopo la delusione della prima esperienza negativa in Sri Lanka, terminata con l’annullamento del biglietto dopo tre variazioni di date obbligandomi ad andare nei porti a fare il barcastop, ho deciso di riprovarci questa volta con un ‘altra compagnia. Ho 40 giorni di tempo per attraversare Vietnam e Cina in pullman per raggiungere la  Korea del sud in traghetto. In tutto altri 6.000 km di strada, di mare ma soprattutto di vita.

Saluto la Cambogia, l’ennesima sorpresa asiatica. Un paese che mi ha regalato emozioni fortemente contrastanti dallo stupore per le meraviglie di Angkor Wat, soprattutto Ta Prohm, alla toccante giornata di domenica in cui ho conosciuto a fondo la terribile storia dei Khmer Rouge nei campi di sterminio. Un paese che sta avendo un rapido sviluppo ma nonostante ciò c’è ancora troppa povertà per le strade e troppa corruzione nei suoi uffici. In ogni caso felice di aver potuto notare un popolo che sta cercando di reagire alla profonde ferite del passato, un in bocca al lupo speciale ai cambogiani.

200 giorni di viaggio in Asia e questo è il mio pensiero:
Amo il sud-est asiatico. Amo la quiete, l’ospitalità, la semplicità e il sorriso della maggior parte della sua gente. Amo il modo in cui la sua gente affronta la vita senza sprecare tempo a piangersi addosso o lamentarsi. Amo la libertà che si respira ancora nelle sue strade. Amo gli stimoli e le idee che mi regala ogni giorno. Paesi che, invece di reprimerla, stimolano la creatività della propria gente permettendogli spesso di agire liberamente senza dover richiedere inutili e noiosissimi permessi da una burocrazia statale inefficiente. L’obiettivo comune rimane il benessere e la serenità dell’essere umano seguendo il motto “nessun problema”, non l’esigenza di lavorare duramente tutta la vita in una società superficiale e complessa per perdere la salute psico-fisica. Credo di aver finalmente trovato il mio angolo di mondo in cui costruire un esistenza felice.

The bus jolted me awake: we were driving onto the ferry to cross the Mekong to Vietnam. Outside the window, my sleepy eyes made out a woman whose face was covered by a tray she was carrying on her head: beetles cooked and ready to be eaten. A few minutes later we were on the other riverbank and I fell asleep again.

A Cambodian touched my shoulder, I opened my eyes and realised he was trying to tell me that we had reached the border and I had to get off. I quickly got my exit stamp and headed with my luggage into a large building to get my entry stamp – of all the borders in south-east Asia, Vietnam is surely the most organised and the only one that checks luggage. The entry visa for Vietnam has to be obtained previously at the Vietnamese embassy in the Cambodian capital, Phnom Penh, so now I only had to have an eighth stamp on my increasingly expensive passport and here I was in a glorious new country. I say this because Vietnam was the first country to defeat the lust of American political and military power, and also to liberate Cambodia from the terrible oppresion of the Khmer Rouge - this brings honour to Vietnam.

In the next few days I would have to move faster than before because crossing the Pacific Ocean would be the most important and complex part of the challenge of travelling around the world without planes. I had a contact in a merchantship company for a connection between South Korea and Colombia, and while my plan had been to leave in July they told me that for the time being my only possible chance would be June 2nd. After the disappointment of my first negative experience in Sri Lanka, where the trip was rescheduled three times before my tickets were cancelled and I had been forced to go to the ports to hitch a rid on a boat, this time I decided to try again with another company. I had forty days to cross Vietnam and China by bus and reach South Korea by ferryboat. Overall, 6000 km of road, sea and especially life.

I bid farewell to Cambodia, the umpteenth Asian surprise. A country that gave me strongly contrasting emotions ranging from awe at the marvels of Angkor Wat, especially Ta Prohm, to being moved one Sunday when I learned more about the terrible story of the Khmer Rouge in the death camps. Cambodia is developing quickly but there is still too much poverty on the streets and too much corruption in its bureaucracy. Still, I’m happy I had the chance to see a population trying to react to the deep wounds of the past and I wish them good luck.

200 days of travelling in Asia and this is my thought:
 I love south-east Asia. I love the tranquillity, hospitality, simplicity and the smiles of most of its people; the way they live life without wasting time feeling sorry for themselves or moaning; the freedom you can still breathe in the streets; the stimulation and ideas it gives me every day. These are countries that stimulate the creativity of its people instead of holding it back, allowing them to act freely without the need for useless permits from an inefficient state bureaucracy. The common goal remains the well-being and serenity of mankind, following the motto “no problem”, not the need to work hard for a lifetime in a superficial and complex society leading to a loss of psycho-physical health. I believe I have finally found the part of the world where I could lead a happy life.

Pagellino temporaneo Cambogia / Temporary report Cambodia


Nuova puntata con il pagellino temporaneo sulle nazioni che ho visitato. Per chi non lo conoscesse ancora nasce dall’idea di giudicare l’esperienza di viaggio in ogni paese che incontrerò lungo il cammino. Riguarda solo la mia esperienza personale quindi ognuno può avere dei giudizi diversi dai miei . In questo caso è temporaneo perché quando realizzerò il libro potrà essere modificato sulla base dell’esperienza in più che avrò accumulato strada facendo. Darò un voto a quattro punti che interessano principalmente la popolazione locale: viaggiare con i trasporti pubblici assieme ai locali comprendendo anche la situazione delle strade, sulla cucina locale (varietà e qualità), sull’ospitalità da parte della gente con gli stranieri e infine sul costo della vita per uno straniero cercando di vivere comunque economicamente.

-          Trasporti pubblici                               :   8
-          Cucina locale                                      :   6
-          Ospitalità della gente                          :   7,5
-          Costo della vita per uno straniero       :   7

-          Media Cambogia                                 :   7,125


New instalment with my temporary report on the countries I visit. As I already blogged, I have decided to rate - give a mark for - my travel experiences in every country I visit. It will be based on personal experience, so feel free to disagree. The ratings below are temporary and may well be changed in the light of later experiences. I give a rating out of ten to four areas which mainly concern the local people: travelling with them on public transport, taking into account the road conditions; the local food (variety and quality); their friendliness and hospitality towards foreigners; the cost of living for a foreigner on a budget.

-          Public transport                                  :   8
-          Local food                                          :   6
-          Friendliness and hospitality               :   7,5
-          Cost of living for a foreigner             :   7

-          Average for Cambodia                        :  7,125

domenica 15 aprile 2012

14/04/2012 La Mafia Filippina Blackjack / The Filipino Blackjack Mafia


Dopo una lunga giornata di visita per la capitale, verso sera passeggio sulle rive del fiume osservando la gente. Mi siedo su una panchina ed entro in uno dei miei soliti monologhi sulla vita. Dopo pochi minuti un signore filippino, sulla cinquantina d’anni e ben vestito, mi si avvicina attratto dai miei tatuaggi – in tutti i paesi mi capita quindi non mi sembra nulla di nuovo - e inizio una conversazione. Il suo nome è Elbert. Mi chiede da dove provengo e quando gli dico la mia nazionalità mi racconta di sua figlia che tra un mese andrà a vivere a Milano. Mi chiede com’è per un filippino vivere in Italia, se c’è discriminazione razziale. Io lo rassicuro che conosco tanti filippini che vivono in Italia. Ad un certo punto arriva la nipote del signore, una ragazza filippina sulla trentina che si presenta e mi chiede se sono fidanzato. Si dimostra interessata a me. Continuo la conversazione con il signore che mi chiede del mio viaggio. Nel mentre il cielo tuona e sta per iniziare a piovere cosi Elbert mi invita a pranzo a casa sua il giorno successivo dandomi appuntamento al Sorya Mall, un centro commerciale vicino alla stazione dei pullman pubblici Sorya. In Asia non è la prima volta che qualcuno sconosciuto mi invita a casa sua e fino ad ora ho sempre avuto dei meravigliosi incontri accettando gli inviti, in questo caso accetto sul momento conscio di avere una serata per pensarci o indagare.

Si è fatta l’ora di cena e decido di andare in un ristorante nelle vicinanze frequentato da ragazzi stranieri alternativi, il locale si chiama “happy herbs pizza”. Ordino una pizza margherita e una birra Angkor. Seduto nel tavolo di fronte al mio noto un ragazzo asiatico con la faccia simpatica anche lui al tavolo da solo. Ci salutiamo e un paio di volte brindiamo assieme alzando i calici dai tavoli opposti. Dopo il secondo brindisi si siede al mio tavolo e ci conosciamo. Lionel ha le sembianze di un ragazzo ma è un signore filippino di quarant’anni che lavora per una ONG del suo paese che si occupa principalmente della conservazione delle foreste cambogiane. Mi racconta il perché del nome della pizzeria, insomma su ordine aggiungono ganja nella pizza ! Devi solo decidere quanto happy vuoi che sia. Gli parlo del mio incontro con i suoi connazionali e quando termino di raccontare il fatto mi mostra una faccia allarmata e mi mette all’allerta riguardo alla mafia filippina chiamata “Blackjack Filipino Mafia” che opera principalmente a Ho Chi Minh City (ex Saigon) in Vietnam ma da un anno circa ha allargato la sua rete di truffe anche a Phnom Penh e Siem Reap in Cambogia. Mi spiega il modus operandi che è decisamente simile a quello che è accaduto a me.

Da un lato sono intrigato da questa storia e quasi mi piacerebbe andare all’incontro per poter documentare il più possibile questa truffa ma alla fine preferisco evitare. Cosi invio un messaggio ad Elbert inventando una scusa di un amico arrivato all’improvviso e che non posso più presentarmi all’incontro. Arrivato all’albergo inizio una ricerca su internet e sorprendentemente trovo racconti di altri ragazzi stranieri che sono caduti nella trappola filippina. Stesso stile di quello utilizzato con me. Un uomo sulla cinquantina e una donna sulla trentina, una parente che deve andare casualmente a vivere nel tuo stesso paese, cosi ti invitano a pranzo per conoscere questa parente che sarà organizzata di mappe o altro. Dopo il pranzo arriva l’ora del tè corretto con qualche droga che non ti permetterà più di ragionare. Dopo cercheranno di rubarti il più possibile, magari cercheranno di portarti ad un bancomat per prelevare il massimale o addirittura nella tua stanza d’albergo per derubarti di tutto. Il giorno dopo ti sveglierai e non sarai in grado di ricordare bene ciò che è accaduto. Molto probabilmente si tratta di GHB, la droga dello stupro. Mi raccomando per chi viaggia in Cambogia o Vietnam occhio a questa gente.
Grazie Karma !

In the evening, after a long day exploring the capital, I was walking along the riverside watching people. I sat on a bench and started into one of my customary monologues on life. A few minutes later a Filipino, in his fifties and well dressed, came up to me, attracted by my tattoos - nothing new as it happens to me in every country - and we got talking. His name was Elbert. He asked where I came from and when I told him my nationality he said that his daughter would be going to live in Milan in a month. He asked me what it is like for Filipinos in Italy, whether there is racial discrimination. I told him I knew plenty of Filipinos living in Italy. Then the man’s niece turned up, she looked about thirty years old, asked if I had a girlfriend and acted interested in me. I carried on talking to the man who asked me about my travels. Meanwhile there was thunder in the sky and it started to rain heavily so Elbert invited me to lunch at his place the next day. Our rendezvous would be at Sorya Mall, a shopping centre close to Sorya bus station. This was not the first time I was invited back home by strangers in Asia and each time led to wonderful experiences so I accepted, knowing I would have a whole evening to think about it or make enquiries.

It was time for dinner and I went to a restaurant nearby called Happy Herbs Pizza, popular with ‘alternative’ foreigners. I ordered a margherita pizza and an Angkor beer. I noticed an Asian guy with a friendly face sitting alone at a table in front of mine. We said hello and drank a toast twice, then he moved to my table and we got acquainted. Despite looking much younger than he really was, Lionel was actually forty and worked for a Cambodian NGO involved in preserving forests of the country. He told me the pizzeria got its name because they add ganja on demand. You just have to decide how happy you want the pizza to be. I then told him about the meeting with his fellow countryman and by the time I finished he had a worried expression on his face and warned me about the “Blackjack Filipino Mafia”, which works mainly in Ho Chi Minh City (ex Saigon) in Vietnam but in the last year has spread to Phnom Penh and Siem Reap in Cambodia. He explained their modus operandi, which is very similar to what happened to me.

On one hand I was intrigued by this situation and thought about going to the rendezvous to document the scam as much as possible but in the end I decided not to. So I sent Elbert a text message making up an excuse about a friend who had turned up all of a sudden, which prevented me from going to the meeting. Back at my guesthouse I started searching the internet and surprisingly found many accounts of foreigners who fell for the Filipino scam that started in a similar way. A man in his fifties and a lady in her thirties, a relative who by chance is going to live in your country, an invitation to lunch to talk to this relative who will have maps or other things handy. After lunch, you are served tea spiked with a drug and after that you won’t be able to think straight. Then they steal all they can, perhaps by taking you to a cash machine to withdraw as much as possible  or even all your possesssions from your hotel room. The next day you wake up and won’t be able to remember clearly what happened. It very probably deals with GHB, the rape's drug. If you are travelling in Cambodia or Vietnam, make sure you watch out for this!
Thank you karma.

mercoledì 11 aprile 2012

10/04/2012 La Frontiera Cambogiana / The Cambodian Frontier


Si torna sulla strada, per me è l’unica cura. Dopo alcuni giorni di ricovero in ospedale e di convalescenza in albergo, sento il bisogno di sentire le ruote del pullman rimbalzare nelle buche delle strade statali polverose del sud-est asiatico. Necessito di tornare ad osservare la natura trasformarsi lentamente come un dipinto paesaggistico che non smette mai di trovare forme e colori nuovi. Ho contratto una forma leggera di malaria ma, dopo la terribile prima notte con febbre attorno ai 40 gradi, sono stato ricoverato in ospedale e da li è iniziata la ripresa. Provo a rimettermi in viaggio perché ho bisogno di dare energie positive alla mia mente e non esiste soluzione migliore che tornare sulla strada. Molti mi giudicheranno folle in questa decisione e forse hanno ragione, ma senza questa follia vitale non sarei qua a cercare di realizzare il giro del mondo senza aerei. In ogni caso il medico mi ha rassicurato, io mi sento meglio e so ascoltare i segnali del mio fisico.

All’alba mi sono diretto alla stazione dei pullman, felice di lasciare quella disgustosa guesthouse cinese, e son saltato sul primo mezzo diretto al confine tra Laos e Cambogia. Dopo un ora il mezzo si è spento perché è terminata la benzina e l’autista non se ne è accorto - questa mi mancava. Siamo stati trainati da un altro pullman ad un benzinaio nelle vicinanze. Si riparte e vola immediatamente uno zaino giù dal tetto - per fortuna non è il mio.  Poco più di due ore di viaggio ed eccomi finalmente davanti all'ufficio d'immigrazione del Laos per timbrare l'uscita.

 Lascio il Laos. Il secondo paese, dopo l’India, che mi ha conquistato una parte di cuore. Per dimostrare la mia profonda gratitudine, nell’ultima settimana ho viaggiato per il paese con la sua bandiera appesa allo zaino. Questa è la popolazione più pacifica che abbia mai incontrato, di una gentilezza e allegria rara. La popolazione si è ripresa molto bene dalla guerra civile degli ultimi anni. Considerato che rimane un paese ancora profondamente povero, nonostante l’aumento del turismo, mi sono ulteriormente reso conto di quanto sia errato il nostro modello societario. Perché questo popolo, o almeno la sua maggior parte, riesce a vivere una vita dignitosa e serena pur vivendo con il minimo indispensabile al contrario di molti di noi italiani stressati o depressi ?  Queste persone sono ricche di vitalità, la stessa che la nostra società materialista e consumista ci sta assorbendo. La loro è la vera ricchezza a cui dovremmo tutti ambire e credo che la società italiana sia poverissima. Si deve arrestare la nostra involuzione e tornare ai valori terreni e semplici di un tempo. Parlo dell’Italia come potrei parlare di molti altri paesi “evoluti” come il nostro.

Settimo timbro sul passaporto e settimo sorriso. Entro in Cambogia conosciuto come uno dei paesi più poveri e corrotti al mondo e me ne accorgo subito perché tra timbro d’uscita laotiano, quarantena e timbro d’entrata cambogiano accadono dei fatti strani che normalmente in altre frontiere non succedono. In tutto si intascano 5 dollari da ogni turista. La presa per i fondelli più grande è la quarantena. Mentre si cammina per raggiungere l’ufficio d’immigrazione cambogiano si incontra un signore seduto davanti ad un tavolino dove ti misura la febbre e ti chiede un dollaro. Entrambi i timbri costano 2 dollari, prima volta che pago i timbri in Asia alla settima nazione. Ho provato naturalmente a protestare per vedere come se la giocavano, il funzionario della quarantena era ridicolo ma gli altri erano poliziotti e quindi non ho esagerato.

Nel pomeriggio ho raggiungo Kratie, una cittadina caotica traboccante di mercati e bagnata dall’onnipresente Mekong, sul quale osservo un tramonto mozzafiato. Passeggio osservando l’eredità architettonica dell’era coloniale francese dirigendomi verso un bancomat. Se in Laos la maggior parte funzionano solo con carte di credito, qua riesco subito a prelevare ma ricevo contanti in dollari. Scopro che si utilizza una doppia valuta, il riel (moneta locale) e il dollaro americano.

Mi sento bene ma decido di viaggiare con calma in questi giorni per prevenire delle ricadute. L’umore è tornato alle stelle, sono molto affascinato dall’arte e dalla cultura Khmer, soprattutto riguardo ad Angkor Wat, e conoscere la storia del terribile regime dei Khmer Rouge, guidati da Pol Pot, mi ha commosso. Pensate che nel 1975, quando ci fu la rivoluzione di questo spietato partito comunista che conquistò la capitale, portarono tutta la popolazione, compresi i malati e i vecchi, nelle campagne a lavorare come schiavi per 12/15 ore al giorno. Chi si rifiutava veniva giustiziato e molte famiglie malnutrite, lavorando in condizione disumane nei campi, morirono di malaria e dissenteria. In 3 anni e 8 mesi di potere dei Khmer Rouge morirono circa 2.500.000 persone. I cambogiani  vennero salvati dai vietnamiti nel 1979, ma la guerriglia si protrasse per tanti anni ancora lasciando dei segni indelebili in questa povera popolazione.

Sono diretto verso la capitale cambogiana, Phnom Penh. Il 13,14 e 15 Aprile è previsto l’evento dell’anno ! L’equivalente dei nostri capodanno e natale festeggiati assieme. Si inizia con una cerimonia religiosa nelle case illuminate la prima sera per poi continuare i giorni successivi  con i festeggiamenti che bloccano l’intero paese. Per le strade la popolazione si scatena ballando ed praticando giochi tradizionali, ma soprattutto lanciando grosse quantità di acqua e borotalco. Si dice che i bersagli preferiti siano i turisti – perfetto. Io naturalmente sarò nel bel mezzo della festa per cercare di documentare il più possibile. Emozionato.


Back to the road - the only cure for me, after spending a few days in hospital and then recovering in a guesthouse. I need to feel bus wheels bumping under me along dusty roads in south-east Asia, to go back to watching the landscape slowly change like paintings displaying ever new shapes and colours. I had contracted a weak form of malaria but after a first terrible night with a temperature of 40°C, was hospitalised and started getting better. I’m trying to start travelling again because I need to fill my mind with positive energy and there is no better solution than being on the road. Many will think I’m crazy and they may be right, but without this vital crazyness I wouldn’t be here trying to make my dream of travelling around the world without planes come true. Anyhow, the doctor reassured me, I feel better and know how to listen to what my body is telling me.

At dawn I headed to the bus station, glad to leave the disgusting Chinese guesthouse, and got on the first bus to the border with Cambodia. After an hour and a half another first for me: the bus ran out of petrol and another one had to tow us to the nearest petrol station. We then started off again but a backpack fell off the roof – luckily not mine. After just over two hours I was at the Laotian emigration office at the border for the exit stamp on my passport.

I left Laos, the second country after India to take a place in my heart. To express my deepest gratitude, in the past week I had travelled around the country with the Laotian flag hanging from my backpack. This is the most peaceful population I have ever met, with a rare kindness and happiness. They have recovered very well from the recent civil war. Considering it is still a very poor country, despite the increase in tourism, I realised even more how wrong our model of society is. How do these people, or at least most of them, manage to live their lives with dignity and serenity having only basic things, while we Italians are stressed or depressed? These people are full of life, which is what our materialist and consumer society is sucking away from us. Theirs is the true richness we should be seeking and in this respect Italian society is extremely poor. Our regression must be stopped, a return to the simple and down-to-earth values of once upon a time is necessary. I’m talking about Italy but this goes for many other “developed” countries.

Seventh stamp on my passport and seventh smile. Cambodia is known to be one of the poorest and most corrupt countries in the world and this was immediately confirmed to me by the strange goings-on between the Laotian exit stamp, medical checkpoint and Cambodian entry stamp - things that don’t normally happen at other borders. Each tourist forks out five dollars, which go straight into ‘their’ pockets. The biggest farce was the medical checkpoint on the way to the Cambodian immigration office: a man seated at a small table took my temperature and a dollar. The two stamps then cost two dollars each - the first time in Asia, after seven countries, where I had to pay for stamps. I protested - to see how they would react - but the man was ridiculous and the others were policemen, so I didn’t dare too much.

In the afternoon I reached Kratie, a chaotic town with markets everywhere, wet by the omnipresent Mekong over which I watched a breath-taking sunset. I walked around admiring the architectural heritage of the French colonial age and searched for a cash machine. Whereas in Laos most worked only with credit cards, here I managed to withdraw money immediately but got dollars. I then found out that a double currency is used: the local currency, the riel, and the US dollar.

I feel well but decide it is best to travel at a slow pace these days to limit the risk of a relapse. My mood is great once again and the Khmer art and culture fascinates me, especially with regard to Angkor Wat, but learning the history of the terrible Khmer Rouge regime of Pol Pot moved me.
In 1975 there was a revolution by the ruthless communist party that conquered the capital, and all the population, including sick and old people, was deported to the countryside to work as slaves for 12-15 hours a day. Those who refused to go were executed and many undernourished families who worked in subhuman conditions in the fields died of malaria and dysentery. After three years and eight months of Khmer Rouge rule, two and a half million people were dead. The Cambodians were saved by the Vietnamese in 1979, but the guerilla warfare lasted many more years and scarred this poor population.

I am heading to Phnom Penh, the capital of Cambodia. From the 13th to the 15th of April the event of the year takes place - the equivalent of our Christmas and New Year’s Eve. It starts with a religious ceremony in people’s homes, which are lit the evening before, and continues the following days with festivities which bring the country to a halt. People dance freely in the streets, play traditional games and, above all, throw great quantities of water and talcum powder around. Rumor has it that tourists are their favourite targets – perfect. I will, of course, be in the thick of the celebrations to document as much as possible. I’m thrilled.

martedì 10 aprile 2012

Pagellino temporaneo Laos / Temporary report Laos

Nuova puntata con il pagellino temporaneo sulle nazioni che ho visitato. Per chi non lo conoscesse ancora nasce dall’idea di giudicare l’esperienza di viaggio in ogni paese che incontrerò lungo il cammino. Riguarda solo la mia esperienza personale quindi ognuno può avere dei giudizi diversi dai miei . In questo caso è temporaneo perché quando realizzerò il libro potrà essere modificato sulla base dell’esperienza in più che avrò accumulato strada facendo. Darò un voto a quattro punti che interessano principalmente la popolazione locale: viaggiare con i trasporti pubblici assieme ai locali comprendendo anche la situazione delle strade, sulla cucina locale (varietà e qualità), sull’ospitalità da parte della gente con gli stranieri e infine sul costo della vita per uno straniero cercando di vivere comunque economicamente.

-          Trasporti pubblici                               :   6
-          Cucina locale                                     :   6,5
-          Ospitalità della gente                          :   9
-          Costo della vita per uno straniero       :   6,5

-          Media Laos                                       :   7


New instalment with my temporary report on the countries I visit. As I already blogged, I have decided to rate - give a mark for - my travel experiences in every country I visit. It will be based on personal experience, so feel free to disagree. The ratings below are temporary and may well be changed in the light of later experiences. I give a rating out of ten to four areas which mainly concern the local people: travelling with them on public transport, taking into account the road conditions; the local food (variety and quality); their friendliness and hospitality towards foreigners; the cost of living for a foreigner on a budget.

-          Public transport                                  :   6
-          Local food                                          :   6,5
-          Friendliness and hospitality                :   9
-          Cost of living for a foreigner              :   6,5

-          Average for Laos                                :  7

domenica 1 aprile 2012

30/03/2012 La movida notturna di Vientiane / Night life in Vientiane


Dopo Kathmandu, New Delhi, Colombo, Kuala Lumpur e Bangkok stamattina sono arrivato nella sesta capitale asiatica: Vientiane. Situata sulla sponda occidentale del maestoso fiume Mekong , al confine con la Thailandia, è stata la prima città moderna del Laos dal 1975 con l’avvento del comunismo nel paese. Si avverte da subito l’influenza francese, ultimi colonizzatori che ne fecero la capitale del protettorato. E’ finora la capitale asiatica più piccola e tranquilla del mio viaggio, piacevole e semplice da visitare in bicicletta. Da non perdere Patuxai , un grandioso monumento simile all’arco di trionfo parigino costruito per i caduti della guerra per l’indipendenza dalla Francia, e il Pha That Luang, uno stupa d’oro e il più importante monumento del Laos. Vientiane è una città in forte sviluppo, lo si può osservare dalla ricchezza di bellissimi templi recenti, tra i quali ho notato una nuovissima statua di Buddha raffigurato disteso lunga circa 30 metri, e per la passeggiata asfaltata in costruzione sulla sponda del Mekong dove i giovani laotiani trascorrono tempo soprattutto al tramonto giocando a calcio o praticando lo skateboard.

Curioso di conoscere la movida notturna dei laotiani, convinco Franco, uno scultore toscano con cui condivido il viaggio da 2 giorni, e Giulia, una studentessa marchigiana conosciuta sul mezzo da Vang Vieng, ad andare nel locale più trendy della città dove si scatenano i ragazzi locali. Mi consigliano il Future Club così, dopo cena, ci incamminiamo seguendo le indicazioni della gente. Dopo una breve camminata troviamo la zona dei locali ed ecco il Future che appare davanti a nostri occhi. Entriamo nella prima sala, quella trash con squallida musica tecno tamarra con diversi laotiani e stranieri che ballano attorno a dei tavolini alti su cui posano le bottiglie di whisky o birra. Scopriamo un’altra sala con concerti live di una cover band, anche qua ballano attorno a dei tavolini su cui bevono e mangiano. Gli uomini sono eleganti e molto curati con la camicia o la polo e pettinati a spazzola o con la frangia stile emo. Le donne pure sono molto eleganti ma soprattutto, quelle della prima sala, sono completamente disinibite e a caccia di stranieri.

Dopo un’oretta di concerto, in cui abbiamo conosciuto un malese che lavora per un’azienda italiana che semina pomodori in Vietnam e li vende in Italia, io e Franco decidiamo di fare un giro nell’altra sala perdendo definitivamente Giulia. Appena entrati ci ritroviamo ad un tavolino con due laotiane che ci offrono bicchieri di birra con ghiaccio. Ballano scatenate e decise provocandoci, ma dopo alcuni balli le salutiamo e andiamo al bancone a bere una birra. Osservo alcuni brutti stranieri ubriachi e bavosi con attorno gruppi di ragazze laotiane, situazione piuttosto squallida. Intanto Franco conosce una ragazza carina che almeno parla inglese e sembra simpatica. Cerca di affidarmi l’amica bassa e brutta ma mi allontano di fretta.

Il locale chiude presto, verso l’una, così ci spostiamo ad uno a fianco che si chiama Home Club. Il tasso alcolico della gente si alza e cosi si notano scene sempre più spinte soprattutto di donne laotiane scatenate con ragazzi stranieri. Poco dopo essere entrato cerco di raggiungere il bagno e attraversando la pista da ballo mi son sentito due volte toccare il fondoschiena, ma nella confusione non sono riuscito a capire chi sia stato. Perdo anche Franco e osservo curioso la situazione dentro al locale. Quando penso di averne avuto abbastanza decido di tornare verso l’ostello con un tuk tuk. Nel corso del tragitto noto una laotiana sullo scooter che mi segue sorridendo. Quando scendo dal mezzo l’autista cerca di vendermi marijuana o oppio e al mio rifiuto non demorde e insiste. La ragazza cerca di convincermi a salire sullo scooter con lei. Arrivo davanti all’ostello e mentre busso alla porta , perché trovo tutto chiuso, arrivano altre due ragazze su uno scooter alla caccia di uomini. Dopo 15 minuti che busso ecco che finalmente qualcuno mi apre – sono salvo !

Sinceramente non so se quest’ultime erano prostitute o solo ragazze che si volevano divertire - non gliel’ho chiesto – ma so che purtroppo la rapida “evoluzione” di Vientiane ha portato corruzione e prostituzione. Sono rimasto sorpreso da questa serata e di conoscere un’altra faccia della popolazione locale, ma non sono venuto in questi paesi per incentivare il turismo sessuale che purtroppo è molto diffuso.


After Kathmandu, New Delhi, Colombo, Kuala Lumpur and Bangkok, this morning I arrived in another Asian capital, my sixth: Vientiane. Standing on the west river bank of the mighty river Mekong, on the border with Thailand, it was the first modern city in Laos after the communists came to power in 1975. The French influence - they were the last colonisers and made it the capital of their protectorate - is immediately tangible. So far it has been the smallest and quietest Asian capital of my travels, nice and easy to visit by bicycle. Patuxai, a great monument similar to the Arc de Triomphe in Paris, built to commemorate the dead in the war for independence from France, is a must-see, as is the golden stupa of Pha That Lung, the most important monument in Laos. Vientiane is developing quickly, as shown by the richness of the beautiful modern temples, including a brand-new thirty-metre statue of a reclining Buddha, and the asphalted walk being built along the Mekong, where young Laotians play football or skateboard, especially at dusk.

Curious to find out what Laotian night life is like, I convinced Franco, a sculptor from Tuscany who I met two days before, and Giulia, a student from Marche who I met on journey from Vang Vieng, to go to the most popular club in the city where the locals youngsters go wild. I was advised to try the Future Club, so after dinner we headed there following the directions we’d been given. After a short walk we found the area where the clubs are, including the Future. We entered the trashy first hall with its awful techno music and Laotians and foreigners dancing on high tables where bottles of whisky or beer stood (video). Another room had a live concert by a cover band and people dancing around tables where they ate and drank. The men were elegant, wearing a polo or a shirt and had a crewcut or a emo-like fringe. The women were also elegant, especially those in the first room, but above all very uninhibited and on the prowl for foreigners.

After listening to the concert for about one hour, during which we met a Malaysian who works for an Italian company that grows tomatoes in Vietnam and sells them in Italy, Franco and I decided to have a look around another hall and lost Giulia for good. As soon as we entered, we ended up at a table with two Laotians women who offered us glasses of beer with ice cubes. They danced wildly and in a provocative way but after a bit we said goodbye and went to the bar to drink some beer. I watched some ugly, drooling, pissed drunk foreignes surrounded by groups of Laotian girls - a rather squalid situation. Meanwhile Franco met a cute girl who spoke English and seemed funny. She tried to set me up with her short ugly friend, but I quickly left.

The club closed early, around one, so we moved to another one nearby, called Home Club. The level of alcohol being downed increased and there were more and more scenes involving wild Laotian girls and foreign men. Shortly after arriving I tried to make my way to the bathroom and while crossing the dancefloor I was touched on the backside twice, but in the chaos I couldn’t see who had done it. I lost sight of Franco, too, so started observing the situation around me. When I’d had enough I decided to take a tuk tuk back to my hostel. On the way back I noticed a Laotian girl following me on a scooter, smiling. When I got off the tuk tuk, the driver tried selling marijuana or opium to me but when I said no, thanks, didn’t insist. The girl tried convincing me to get on the scooter with her. At the hostel I had to knock at the door because it was locked and two more Laotian girls searching for foreigners arrived on a scooter. After knocking for fifteen minutes, somebody finally opened the door – safe at last!

I really don’t know if they were prostitutes or just girls looking for a good time - I didn’t ask - but I know that Vientiane’s rapid development has, unfortunately, also brought corruption and prostitution. The evening out and discovering the other side of the locals was surprising for me but I didn’t come to these countries to incentivize sexual tourism, which is unfortunately very common.